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Diagnosi della piorrea (parodontite)

Quali sono le fasi per diagnosticare la piorrea? Qui di seguito potete trovare le istruzioni che il tuo dentista di famiglia dovrà seguire.

• test microbiologico: ci dà la percentuale di batteri patogeni “cattivi” presenti

• test genetico: serve a calcolare la predisposizione individuale alla malattia.

• sondaggio parodontale o cartella parodontale: è una “mappatura” di tutta la bocca che permette di valutare e monitorare nel tempo la situazione. In questa misurazione si valuta la profondità del solco o tasca gengivale , la presenza/assenza di sanguinamento, l’entità della mobilità dentale, la presenza delle recessioni gengivali. Oltre a servire ad una diagnosi iniziale la cartella parodontale serve a monitorare l’andamento della malattia in quanto la guarigione clinica si manifesta con la chiusura delle tasche, la riduzione della mobilità e la scomparsa del sanguinamento, e ciò può essere verificato ripetendo il sondaggio parodontale.

• indagini radiologiche: ortopantomografia, meglio nota come panoramica che mette in evidenza anche le strutture extradentali; status endorale, una serie di sedici radiografie endorali che rilevano maggiori dettagli rispetto alla radiografia panoramica panoramica; TAC 3D ad alta risoluzione che in casi molto importanti e severi, può dare un importante contributo alla diagnosi. Tutti gli esami radiologici sono eseguiti con tecniche digitali, che permettono una maggiore precisione e una minore emissione di raggi x. Una volta raccolti tutti questi dati, il dentista ha un quadro quanto mai completo e dettagliato della situazione, ed è dunque in grado di identificare il percorso terapeutico più idoneo. In particolare grazie all’utilizzo degli esami microbiologici e genetici la terapia sarà personalizzata. L’obiettivo di una corretta terapia parodontale consiste nell’abbattere la carica batterica portandola al di sotto del livello soglia gestibile dal sistema immunitario, livello soglia che dipende dalla predisposizione individuale del paziente.

 

La terapia della piorrea

• preparazione iniziale: per preparazione iniziale, si intende una serie di manovre atte a preparare il paziente alla chirurgia e comprendono la motivazione igienica, l’ablazione del tartaro sopragengivale e successivamente una serie di pulizie approfondite sottogengivali chiamate levigature radicolari che vengono eseguite solitamente in più sedute. Alla fine di questo processo si programmano altre terapie, che possono essere di diverso tipo ma tutte col fine di ridurre la profondità delle tasche.

• terapia chirurgica: alla fine della preparazione iniziale si rivaluta la presenza di tasche parodontali in cui non si riescono ad eliminare I batteri a causa della loro profondità e tortuosità e quindi si interviene con interventi chirurgici di vario tipo a seconda dei casi.

• terapia laser: l’uso del laser ha la finalità di sterilizzare le tasche parodontali e quindi abbattere la carica batterica. Il laser a seconda dei casi può sostituire la chirurgia o coadiuvarla.

• terapia topica: la carica batterica delle tasche parodontali può essere abbattuta anche con l’applicazione locale di sostanze antibatteriche in forma di gel o microchips.

• terapia di mantenimento: successivamente si entra nel protocollo di mantenimento, che va seguito strettamente al fine di stabilizzare i risultati raggiunti e cosiste in controlli periodici ogni 4-6 mesi con sedute di igiene professionale e controllo della salute di denti e gengive.

 

Test microbiologico

Il test non è invasivo, molto semplice e rapido da eseguire. I campioni sono presi semplicemente inserendo alcuni punti di carta sterili all’interno delle tasche più rilevanti della bocca (tasche profonde con sanguinamento e/o suppurazione) e poi vengono raccolti e inviati al laboratorio di biologia molecolare.

Dopo circa due settimane il laboratorio invia il referto da cui sarà possibile sapere se sono presenti i principali patogeni parodontali, e in che quantità.

Con questo test, è possibile conoscere anche, grazie alla subtipizzazione, se sono presenti dei batteri nella loro forma più aggressiva.

Il test microbiologico è uno strumento essenziale che sarà ripetuto durante le varie fasi della terapia. Il paziente sarà considerato guarito quando gli agenti patogeni saranno inferiori al livello accettato dal sistema immunitario. Quando l’analisi di controllo mostrerà un livello di agenti patogeni inferiori rispetto a questo valore soglia, si potrà dimostrare che il paziente è guarito e che può entrare nel protocollo di richiami periodici. Il test microbiologico sarà ripetuta ogni 6 mesi inizialmente e poi una volta all’anno, al fine di mantenere l’infezione sotto controllo e prevenire e trattare eventuali piccole ricadute in modo minimamente invasivo.

 

Test genetico

Con questo test, che è indolore e molto semplice da eseguire, è possibile conoscere la personale predisposizione alla malattia periodontale, analizzando la presenza di particolari polimorfismi, a causa di alterazioni genetiche, di molecole associate alla risposta immunitaria, come l’interleuchina 1, la 10,la 6 nonché il VDR Taql. La presenza di alcune forme di queste molecole significa che la predisposizione alla periodontite può essere bassa, media, alta o altissima e in questo ultimo caso anche una piccola percentuale di batteri patogeni può attivare il processo di “ritirata” dell’osso.

Combinando insieme i risultati del test microbiologico e del test genetico, possiamo determinare quali batteri hanno causato la malattia e pianificare un piano di trattamento personalizzato in base al livello soglia di tollerabilità batterica. La presenza di una percentuale elevata di patogeni e / o un’elevata predisposizione richiederanno una terapia più radicale, volta quasi all’annullamento totale dei batteri.

Dott. Michele Quinto

Medico Chirurgo Odontoiatra

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